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Autolesionismo

Condotte autolesive

Le condotte autolesive sono gesti rivolti contro sé stessi finalizzati a provocare dolore. Tra questi rientrano il provocare lacerazione sulla pelle con lamette, coltelli o qualsiasi oggetto affilato (chiodi, forbici, pezzi di vetro), così come il bruciarsi, o marchiarsi con oggetti roventi.
Questo tipo di azioni, sempre più diffuse tra gli adolescenti, consentono a coloro che le mettono in atto di spostare l’attenzione sul dolore fisico, distogliendola da quello emotivo, fonte di un malessere psicologico che non si è in grado di verbalizzare ed esprimere a parole ma che può essere comunicato attraverso il corpo.
I curatori del Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali DSM-5 (APA, 2013) hanno deciso di inserire le categorie diagnostiche di “Autolesionismo non suicidario” (NSSI: not suicidal self injury) e “Autolesionismo non suicidario non altrimenti specificato” (NSSI-NAS). Tali disturbi sono stati introdotti nella categoria dei disturbi diagnosticati generalmente per la prima volta nell’infanzia, fanciullezza e adolescenza.

I criteri per la diagnosi di autolesionismo proposti nel manuale sono i seguenti:

  1. Criterio A: Nell’ultimo anno, in cinque o più giorni, l’individuo si è intenzionalmente inflitto danni di qualche tipo alla superficie corporea inducendo sanguinamento, lividi o dolore (per es. tagliandosi, bruciandosi, accoltellandosi, colpendosi, strofinandosi eccessivamente), con l’aspettativa che la ferita porti a danni fisici soltanto lievi o moderati (non c’è intenzionalità suicidaria).
  2. Criterio B: L’individuo è coinvolto in condotte autolesive con una o più delle seguenti aspettative:
  • Ottenere sollievo da una sensazione o uno stato cognitivo negativi;
  • Risolvere una difficoltà interpersonale;
  • Indurre una sensazione positiva
  1. Criterio C: L’autolesività intenzionale è associata ad almeno uno dei seguenti sintomi:
  • Difficoltà interpersonali o sensazioni o pensieri negativi, come depressione, ansia, tensione, rabbia, disagio generalizzato, autocritica, che si verificano nel periodo immediatamente precedente al gesto autolesivo;
  • Prima di compiere il gesto autolesivo, presenza di un periodo di preoccupazione difficilmente controllabile riguardo al gesto che l’individuo ha intenzione di commettere.
  • Pensieri di autolesività presenti frequentemente, anche quando il comportamento non viene messo in atto.

I maggiori rischi, legati alla diffusione delle nuove tecnologie, sono legati alla presenza di diversi siti e alla condivisione di contenuti sui social network volti alla promozione di condotte negative e di comportamenti a rischio per la salute. I social offrono, infatti, agli adolescenti che compiono atti di autolesionismo, la possibilità di condividere le loro gesta con un pubblico estremamente vasto, generando una “spettacolarizzazione del dolore”.

Numerosi sono gli hashtag che, all’interno dei social non è difficile trovare e che rimandano ad autolesionismo, disturbi alimentari, depressivi e all’abuso di sostanze.

Analizzando i contenuti ambigui di alcuni hashtag, gli autori hanno messo in luce la presenza agghiacciante di un’intera “famiglia” di hashtag relativi a problemi psicologici e condotte a rischio, condivisi da migliaia di utenti, soprattutto tra gli adolescenti:

Le altre aree di intervento
Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche Gap - Cyberbullismo
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