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Un bambino su cinque non sa scrivere in corsivo

2023News

Alzi la mano chi, in un ristorante, in una pizzeria o in un qualsiasi luogo pubblico, non si è imbattuto in questa scena: bambini, ragazzi, adolescenti che passano ore intere davanti a tablet o telefoni. Se da una parte, la concessione degli apparecchi cellulari consente agli adulti di avere qualche ora di relax, dall’altra può portare a delle conseguenze gravi. Anche dal punto di vista pedagogico e didattico.

Uno studio condotto dall’unità neuropsichiatria infantile del Policlinico Umberto I di Roma, ha confermato una sensazione ampiamente diffusa: uno studente delle elementari su cinque non sa scrivere in corsivo. Gli altri lo fanno con molta difficoltà, per “colpa dello stampatello degli schermi di tablet e smartphone”. Come comportarsi di fronte ad una situazione di questo tipo? Che consigli dare a docenti e (soprattutto) genitori, per aiutare i bambini in un momento così importante per l’apprendimento scolastico?

Qnm.it ha ascoltato in esclusiva il dottor Giuseppe Lavenia, psicologo e psicoterapeuta dell’età infantile. “Quello che emerge dai dati è la conferma di quanto l’ipertecnologia in età infantile influenzi i processi di sviluppo evolutivo e cognitivo. Il 21,6% dei bambini è a rischio di sviluppare problemi di scrittura, con il 10% che ha una scrittura “disgrafica”.
Imparare a scrivere bene rappresenta anche una fase essenziale nello sviluppo psicomotorio del bambino. La scrittura aiuta a coordinare i movimenti muscolari e promuove la destrezza, soprattutto il controllo fino-motorio, ossia la coordinazione di braccia, mani o dita per fare movimenti piccoli o complessi”.

Il dottor Lavenia si rivolge direttamente ai genitori: “Il mio consiglio è di limitare l’utilizzo della tecnologia almeno fino ai 13 anni, come tra l’altro consiglia anche chi produce le principali piattaforme social e di messaggistica on line. Avere consapevolezza sui rischi dell’esposizione precoce dei bambini allo schermo e al digitale”. Altro aspetto fondamentale, secondo il noto psicoterapeuta è “che i bambini dai due ai cinque anni di età non dovrebbero mai superare il tempo massimo di un’ora di utilizzo al giorno. Mentre quelli che hanno dai cinque ai tredici anni, non dovrebbero stare più di due ore davanti agli schermi di tablet e smartphone”.

“Mai abbassare la guardia”

Tra didattica a distanza, scuole che preferiscono affidarsi alle edizioni online dei libri piuttosto che a quelle cartacee, e vicissitudini varie, molte abitudini sono cambiate. Anche a livello scolastico. “Comprendo che negli ultimi anni, non solo per la Dad, i bambini si siano abituati a scrivere su pc, tablet e cellulari, ma la scrittura a mano con carta e penna a mio avviso resta fondamentale. Attenzione con queste mie parole non voglio demonizzare la tecnologia ma allo stesso tempo non è possibile dimenticare l’importanza della scrittura su quelle che sono le basi per una corretta maturazione psicofisica. Occorre quindi non abbassare la guardia e continuare a considerare la scrittura manuale un tassello essenziale e non derogabile alla tecnologia per lo sviluppo psicocognitivo completo di ogni bambino”.

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