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Manifesto per un’educazione digitale vera

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Manifesto per un’educazione digitale vera

Oltre il divieto: dalla scuola senza smartphone alla scuola come palestra di libertà.

  1. Il divieto non basta.
    Spegnere lo smartphone per sei ore è un sollievo momentaneo. Alla campanella il telefono torna in tasca e con lui tornano i rischi. Non possiamo illuderci che un armadietto o una tasca a parete risolvano un problema che vive ben oltre i muri scolastici.
  2. Il Patentino Digitale non è un optional.
    Serve un percorso obbligatorio nazionale, strutturato e certificato. Non una lezione in più, ma un allenamento permanente alla cittadinanza digitale. Una patente per la vita, come quella di guida: senza, non si entra in strada.
  3. Dalla teoria all’esperienza.
    Basta slide e sermoni. Educazione digitale significa laboratori concreti

    • Astinenza guidata: una settimana senza smartphone, con diario emotivo.
    • Fake news lab: imparare a costruire e smontare bufale e manipolazioni.
    • Challenge room: simulare le sfide virali per imparare a dire no.
    • Palestra della frustrazione: esercizi di attesa, silenzio e vuoto, per allenare un muscolo che il digitale ha atrofizzato.
  4. Genitori in prima linea.
    Non possiamo chiedere alla scuola di fare tutto. Servono esperienze condivise: serate “Disconnect” dove genitori e figli provano insieme a vivere senza schermi, per riscoprire la presenza reciproca.
  5. Gli studenti come protagonisti.
    Gli adolescenti non devono subire l’educazione digitale: devono farsene portavoce. Serve un programma nazionale di mentori digitali, studenti che guidano i compagni con la forza dell’esempio.
  6. Educare è sempre più faticoso che vietare.
    Il divieto è immediato, l’educazione è lenta. Ma solo l’educazione lascia tracce. Un ragazzo che impara a stare senza schermo per scelta sarà più libero di uno che lo spegne per obbligo.

Sì a una scuola che chiude gli smartphone per proteggere l’attenzione.

No a una scuola che si illude di aver risolto il problema solo con un armadietto.

Una scuola che non si limita a vietare, ma insegna. Che restituisce tempo, spazio, presenza. Che diventa palestra di libertà interiore e digitale.

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