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Scuola senza Smartphone? Il commento di Lavenia

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Scuola senza smartphone. Lavenia: «Il divieto è giusto, ma la svolta è il Patentino Digitale obbligatorio» E lancia il manifesto per un’educazione digitale vera

Armadietti o tasche a parete? Le scuole superiori si preparano ad applicare la norma firmata dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara lo scorso 16 giugno, che vieta l’uso del cellulare durante le attività didattiche e in orario scolastico. Una misura che i dirigenti scolastici stanno traducendo in soluzioni concrete: portaoggetti appesi alle pareti, contenitori dedicati o armadietti con chiave.

«Ben venga la scuola senza smartphone: il telefono in classe è un elemento disturbante, non può convivere con la concentrazione – commenta Giuseppe Lavenia, psicoterapeuta, docente universitario e presidente dell’Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche (Di.Te.) – Ma se ci fermiamo al divieto, rischiamo di spostare il problema solo di poche ore. Alla campanella lo smartphone torna nelle mani dei ragazzi e con esso i rischi di isolamento, dipendenza e distrazione.»

Il ministro Valditara, nella sua circolare, ha motivato il provvedimento richiamando gli effetti negativi documentati dalla ricerca scientifica e i dati Invalsi, che segnalano il peggioramento delle competenze di base. Ma secondo Lavenia, senza un passo ulteriore la norma resterà monca:

«Questa era l’occasione per introdurre a livello nazionale il Patentino Digitale obbligatorio, un percorso  strutturato che alleni i ragazzi a un uso consapevole della tecnologia. Non basta togliere il telefono a scuola: bisogna insegnare a viverci dentro senza esserne schiavi, esattamente come si fa con la patente di guida. Vietare è semplice, educare è più faticoso. Ma solo l’educazione lascia tracce.»

Un appello che riguarda anche le famiglie:

«Chi aiuterà i genitori quando i ragazzi torneranno a casa e si ritroveranno immersi tra social, chat e piattaforme scolastiche online? Non possiamo lasciare le famiglie sole di fronte a questa sfida. Serve un patto educativo tra scuola e genitori, altrimenti il rischio è di avere ragazzi obbedienti in classe e prigionieri del digitale a casa.»

Proprio per questo, Lavenia lancia con l’associazione Di.Te. il Manifesto per un’educazione digitale vera, un documento programmatico che indica la strada per trasformare il divieto in un’occasione educativa concreta.

Giuseppe Lavenia Manifesto

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