Sono tutti comportamenti “subdoli” che stanno emergendo online e che provocano un disturbo in chi li riceve.
Il Ghosting, insieme all’Orbiting, al Body Shaming e al Benching: atteggiamenti nocivi che si verificano soprattutto sui social network ma che hanno conseguenze nella vita reale e che portano, non così di rado, chi li riceve a soffrire di bassa autostima, depressione, ansia. Problemi in crescita, che vanno a intaccare il benessere mentale di chi ne è vittima, soprattutto nelle fasce di età più giovani, quelle più esposte: basti pensare che il 42% degli adolescenti passa in media tra le 5 e le 10 ore al giorno connesso, secondo l’indagine svolta da Generazioni Connesse su 2.400 studenti di scuole secondarie di primo e secondo grado.
Per riuscire a fare luce su questi comportamenti scorretti, Skuola.net e Meta, in collaborazione con Binario F, hanno lanciato la campagna di sensibilizzazione “Don’t be sneaky” che ha la scopo di informare su questi fenomeni, fare capire le loro conseguenze e spiegare come difendersi. Per fare tutto ciò, ci è venuto in aiuto lo psicologo e psicoterapeuta Giuseppe Lavenia, presidente dell’Associazione Nazionale Di.Te. Con lui abbiamo scoperto il significato di questi atteggiamenti, analizzando anche le cause e gli effetti psicologici che possono provocare. Infine, Lavenia ti darà qualche consiglio utile per contrastare l’avanzata di questi comportamenti definiti come “sneaky”, cioè “subdoli”.
Il Ghosting è addirittura entrato a far parte dello slang giovanile con il verbo “ghostare” e le sue declinazioni. Che significa, letteralmente, diventare un fantasma per qualcuno, quindi non essere più rintracciabile da questa persona. E ciò fa capire la portata del problema.Ma qual è il “profilo” di chi mette in atto una strategia di questo tipo? Ebbene, come ci spiega il dott. Lavenia, il ghoster è colui che, di fronte a situazioni definite come “scomode”, tende a evitare il proprio dolore emozionale e si rivela incapace anche di pensare al dolore che causa al prossimo. Nel caso di una relazione, magari nata in rete, chi si nasconde dietro il Ghosting attua comportamenti passivo-aggressivi e smette, di colpo, di rispondere ai messaggi e sparisce. Non si conoscono bene le cause di questi comportamenti, ma potrebbero essere di varia natura, come evidenzia l’esperto, tra cui quella che rintraccia l’uso di questa tecnica comunicativa nel passato: “Forse vissuti abbandonici (dalle figure genitoriali), trascuratezza a livello emotivo, che determinano mancanza di empatia verso i bisogni affettivi altrui”. Il ghoster evita di avere discussioni percepite come dannose o pesanti e si nasconde, conscio del fatto che online sia molto più semplice sparire nel nulla e non farsi più sentire.
Gli effetti provocati da un comportamento del genere sono molteplici, ma tutti tendono a una colpevolizzazione della “vittima” del ghoster: “Prova sentimenti di vergogna e senso di colpa “dove ho sbagliato?” “perché proprio a me?”. Il Ghosting blocca la possibilità di elaborare il dolore della separazione risolvendosi in uno spostamento della rabbia verso se stessi. Questo può essere particolarmente difficile per le persone molto sensibili le quali possono sentire “mancarsi la terra sotto i piedi” a causa della perdita improvvisa di un riferimento importante della propria vita”.
Esistono comunque dei rimedi per far fronte al panico che nasce quando si è stati “ghostati” all’improvviso. Quello che è necessario fare è riuscire ad allontanarsi a propria volta dal ghoster, nonostante sia molto difficile. E il primo “mondo” da cui cercare il distanziamento, è proprio quello social. In particolare, Giuseppe Lavenia individua tre strategie, facilmente attuabili online su Instagram:
Che cos’è, precisamente, l’Orbiting? Significa “orbitare” intorno a qualcosa o, in questo caso, qualcuno. Cioè attuare quella modalità manipolatoria (a volte inconsapevole) per cui una persona evita di rispondere a dei messaggi diretti, ma continua a guardare insistentemente le storie sui social o a mettere like ai post. Il problema cruciale di questa situazione è che chi pratica l’Orbiting, quando si sente allontanato e meno calcolato, torna alla carica, riaccendendo sentimenti di euforia e rassicuranti nell’altra persona, spesso senza una reale motivazione. Una presenza/assenza costante che provoca spesso ansia, tristezza e confusione nella vita di chi ne è vittima.
Come fare, quindi, a disincentivare comportamenti del genere? I consigli dell’esperto sono diversi e mirano tutti a evitare possibili contatti virtuali con l’orbiter, in particolare su Instagram.
A differenza dell’Orbiting, chi pratica il Benching (dalla parola bench, cioè la panchina) evita di presentarsi agli appuntamenti fisici, ma continua a rispondere e a scrivere messaggi diretti. Oppure, se disponibile all’incontro, queste occasioni si contano sulla punta delle dita per la poca reperibilità di chi fa Benching, e la relazione sembra essere sempre lì lì per sbocciare, ma poi non sboccia mai.
E’ un atteggiamento portato avanti da chi vuole rapporti sentimentali “senza impegno”, leggeri, che spesso durano solo qualche settimana. Il bencher, però, non comunica le proprie intenzioni all’altra persona che, di contro, rimane incastrata in una dinamica tossica e ambigua, fatta di comportamenti manipolatori. Questi, in particolare, evidenzia Lavenia, si evincono “Dai messaggi spesso contrastanti inviati alla vittima, che celano il poco interesse nei suoi confronti da parte del carnefice”. Il risultato è che “In molti casi la vittima farà fatica a fidarsi di altri eventuali partner amorosi, e per questo perderà serenità nelle relazioni interpersonali, soprattutto amorose”.
Come fare per riuscire a uscire da questo circolo vizioso? Gli strumenti di contrasto su Instagram consigliati da Giuseppe Lavenia, anche in questo caso, sono molteplici, e alcuni li abbiamo già visti come utili in altre situazioni simili:
Un fenomeno, ahinoi, molto comune e conosciuto. Viene praticato da chi giudica, soprattutto sui social, con commenti offensivi, sarcastici e velenosi, chi ha un corpo che non corrisponde ai parametri di bellezza imposti dalla società.
Spesso, come sottolinea lo psicoterapeuta, “Coincide con la derisione di qualcuno per il suo aspetto fisico. Ne sono soggette le persone in sovrappeso, ma c’è una tendenza crescente a criticare anche coloro che sembrano “troppo magri””. L’effetto su chi riceve commenti non richiesti sul proprio corpo è il drastico abbassamento della propria autostima, con la conseguente interiorizzazione degli ideali non consoni. Questo può portare a problemi ben più gravi e infimi, come l’avanzare dei disturbi del comportamento alimentare o di ansia e depressione.
In più, “Il livello di autostima di una persona influenza anche la sua sfera intima e sessuale e conduce all’instaurarsi di un’immagine di sé come individuo non degno di essere guardato, toccato, amato” – sottolinea Lavenia. “Tale rappresentazione contiene distorsioni che si radicano gradualmente e che possono irrigidire la modalità di approccio e di avvicinamento agli altri, creando convinzioni errate e deleterie su se stessi”.
Il Body Shaming è, quindi, un atteggiamento che nasce soprattutto sui social e che negli ultimi tempi, a causa anche di una incontrollata nascita di profili fake, è sempre più evidente. Per riuscire a mantenere Instagram un luogo virtuale sicuro e piacevole per il proprio svago, anche in questo caso il nostro esperto ha promosso alcuni strumenti presenti sulla piattaforma per disincentivare l’uso di questo comportamento:
Articolo di Maria Zanghì
Fonte: skuola.net