La cicatrice francese sembra essere diventata la moda del momento fra i giovani. L’autolesionismo dei giovani resta uno dei problemi che la scuola deve affrontare ogni giorno. Docenti, dirigenti scolastici, personale ATA, rivestono in tal senso un ruolo delicato: non solo possono dare l’allarme e segnalare i disagi alla famiglia ma possono essere un vero e proprio supporto per gli studenti. Un punto di riferimento fondamentale.
Per parlare di questi fenomeni Orizzonte Scuola ha sentito Giuseppe Lavenia, psicologo psicoterapeuta, presidente dell’Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche, GAP e Cyberbullismo “Di.Te”.
Sembra proprio dilagante il fenomeno dell’autolesionismo fra i giovani. Sin dalle scuole medie gli studenti si procurano ferite e dolore. Come ad esempio l’ultima trovata della cicatrice francese. Per quale motivo si comportano così i ragazzi? Disagio o ricerca di attenzione?
L’autolesionismo in adolescenza è molto presente. Le ricerche ci dicono che 20 ragazzi su 100 lo praticano e quella della cicatrice francese è una nuova variante. Fortunatamente è una forma più “soft” rispetto ad altre challenge molto più pericolose che circolano in rete. Con questa challenge mi sembra che i ragazzi più che ricerca di attenzione stiano cercando uno spazio di appartenenza, un segno distintivo di gruppo. L’autolesionismo di solito è una faccenda privata in questo caso è condivisa e basata sullo spirito dell’emulazione e al bisogno di avere più follower. Quindi più che autolesionismo parlerei di emulazione!
La nuova moda della cicatrice francese è stata segnalata qui in Italia da due dirigenti scolastiche in primis. Risulta difficile però saper individuare e gestire una situazione delicata come questa. Cosa possono fare i docenti e la scuola in generale?
Da qualche mese nei nostri centri e al nostro numero verde 800.770.960 arrivavano diverse segnalazioni sia da parte dei genitori sia da parte dei dirigenti scolastici e docenti. La scuola ha la necessità di attivare percorsi di educazione al benessere digitale e rendere obbligatorio il patentino digitale già dalla scuola primaria e comunque prima di ricevere il primo smartphone. Da anni con l’associazione che presiedo (associazione nazionale dipendenze tecnologiche e Cyberbullismo www.dipendenze.com ) portiamo nelle scuole questi temi con tantissimi progetti. Ma serve un coordinamento nazionale in modo da avere uniformità nei progetti e il ministero dell’istruzione a mio avviso non può più attendere. O si interviene o sarà sempre peggio.
Sanremo quest’anno ha offerto diversi spunti di riflessione. Vorrei sapere il suo commento in merito alla questione droghe leggere, tema portato avanti da Fedez durante il Festival. Che tipo di messaggio arriva agli studenti e come devono gestirlo in classe gli insegnanti?
Personalmente non ritengo utile portare questi temi così importanti in pochi minuti e fuori contesto come un festival canoro. Il messaggio può essere letto come un incentivo all’utilizzo cosi decontestualizzato. Ritengo però utile che la scuola inserisca la prevenzione alla salute e al benessere psicologico dentro la propria programmazione. Bisogna parlare dei rischi delle sostanze, far conoscere a cosa possono andare incontro.
La soluzione, quindi, quale potrebbe essere secondo lei?
Credo moltissimo nella scuola per poter fare prevenzione ma bisogna stare al passo con i tempi e usare e parlare degli argomenti che interessano ai giovani con un linguaggio che loro comprendono meglio come ad esempio dei brevi video o progetti esperienziali. A scuola purtroppo però c’è sempre meno tempo per parlare di questi temi come ad esempio della sessualità (altro tema fondamentale e sottovalutato!) ed ecco perché poi i ragazzi vanno a cercare le proprie risposte (molto spesso false) sul “genitore Google”.