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Come vivere più felici spegnendo lo smartphone

2022News

Secondo uno studio recente spegnere il cellulare, anche solo poche ore al giorno, consentirebbe di vivere meglio e più felici. Come liberarsi allora da quella che, alle volte, può assumere i tratti di una vera e propria dipendenza? Lo abbiamo chiesto allo psicoterapeuta Giuseppe Lavenia

Digital wellbeing. Negli ultimi anni se ne parla sempre più spesso eppure, anche quando si invoca il diritto alla disconnessione, prendersi una pausa dalle nuove tecnologie e soprattutto dal proprio smartphone sembra essere più difficile di quanto si pensi.

Gli effetti di questo abuso tecnologico sono ormai noti: si va dal dolore al collo ai disturbi della vista, fino a problemi di insonnia, ansia e stress. Non solo, diversi studi hanno dimostrato che l’uso eccessivo dello smartphone può essere correlato a maggiore sedentarietà, obesità oltre a provocare comportamenti del tutto simili a quelli che si manifestano nei casi di vera e propria dipendenza patologica.

La domanda sorge allora spontanea: la nostra vita sarebbe davvero migliore senza smartphone? Una recente ricerca ha cercato di fornire una risposta al quesito.

I ricercatori, guidati dalla dottoressa Julia Brailovskaia, hanno reclutato 619 persone che, per condurre l’sperimento, sono state divise casualmente in tre gruppi: 200 persone dovevano mettere completamente da parte il proprio smartphone per una settimana; 226 dovevano utilizzarlo un’ora in meno al giorno rispetto a quanto facevano di solito e 193 dovevano comportarsi come avevano sempre fatto.

“Abbiamo scoperto che sia rinunciare completamente allo smartphone sia ridurne l’uso quotidiano di un’ora hanno avuto effetti positivi sullo stile di vita e sul benessere dei partecipanti”, ha sottolineato Julia Brailovskaia. – “Nel gruppo che ha ridotto l’uso, questi effetti sono durati anche più a lungo ed erano quindi più stabili rispetto al gruppo dell’astinenza“.

digital wellbeing giuseppe lavenia

Basta poco per stare meglio

Nello specifico, anche quattro mesi dopo la fine dell’esperimento, i membri del gruppo che avevano rinunciato completamente allo smartphone mostravano di utilizzarlo in media 38 minuti in meno al giorno rispetto a prima. Il gruppo che aveva trascorso un’ora in meno al giorno con lo smartphone durante l’esperimento, mostrava di utilizzarlo fino a 45 minuti in meno al giorno dopo quattro mesi rispetto a prima. Allo stesso tempo, aumentavano la soddisfazione per la vita e il tempo dedicato all’attività fisica, mentre diminuivano i sintomi di depressione e ansia come anche il consumo di nicotina

In altre parole, per stare meglio, non dovremmo forse rinunciare del tutto allo smartphone ma semplicemente imparare a utilizzarlo di meno. E magari in modo più consapevole.

Per capire come limitate l’uso dello smartphone nella vita quotidiana, abbiamo rivolto alcune domande allo psicoterapeuta Giuseppe Lavenia, uno dei massimi esperti in tema di dipendenze tecnologiche e autore di molti libri sul tema.Perché l’uso dello smartphone può creare dipendenza?
«Il primo aspetto da considerare – chiarisce lo psicoterapeuta Giuseppe Lavenia, Presidente dell’Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche – è la nostra non abitudine al digitale. Non ci pensiamo mai ma siamo arrivati troppo velocemente a questa tecnologia: basti pensare che lo smartphone, in modo particolare, è entrato nelle nostre vite solo da pochi anni, meno di dieci. Come per tutte le novità, quindi, bisogna prima abituarsi».

Digital wellbeing: attenzione ai social

«Inoltre dobbiamo considerare che le applicazioni contenute nello smartphone sono pensate proprio per creare dei meccanismi di tipo compulsivo, ovvero in qualche modo di dipendenza – continua lo psicoterapeuta – I servizi di messaggistica così come i social network attivano infatti un meccanismo dopaminergico, lo stesso di quando utilizziamo una sostanza. La dopamina è infatti un neurotrasmettitore che si attiva quando siamo in attesa di ricevere una risposta. Nel giocatore d’azzardo patologico, per esempio, è proprio il meccanismo di attesa, legato al non sapere se vincerà o perderà, che finisce per innescare la dipendenza e per far associare una sensazione positiva a qualcosa che positivo non è. Ebbene: la dopamina si attiva anche attraverso l’uso dei social o dei servizi di messaggistica: ed è per questo che non riusciamo a fare a meno di guardare le notifiche».

Social Media Addiction

Anche secondo l’Istituo Superiore di Sanità, tra i pericoli legati alla dipendenza dal web ci sarebbe la cosiddetta Social Media Addiction (SMA), descritta anche come espressione della dipendenza dalle relazioni virtuali. Alla base un bisogno incontrollabile di accedere ad informazioni o veicolare dei propri contenuti verso terzi, in una maniera talmente compulsiva da finire per compromettere gli altri ambiti di vita quotidiana.
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Il problema spesso è l’essere in rete
«Un aspetto spesso trascurato poi è che con i social siamo passati da essere fruitori della rete a essere creatori della rete. – chiarisce Lavenia – Se la rete è creata da noi e se una parte della nostra identità entra in rete attraverso i social, è chiaro che è molto più difficile farne a meno».

Come capire dunque se si ha un problema di dipendenza da smartphone?

«Avvertire la necessità di collegarsi più volte al giorno non è più un indicatore sufficiente – sottolinea lo psicoterapeuta – Se lo fosse, potremmo dire di essere tutti dipendenti. Secondo i dati a disposizione, infatti, sblocchiamo il telefono più di 80 volte al giorno e lo tocchiamo almeno 200 volte nel corso di una giornata. Più che la quantità è indicativa la qualità: ovvero cosa si rischia di stravolgere nella propria vita. Si può parlare di dipendenza quando cominciano a risentirne le relazioni sociali o si creano problemi lavorativi. Nei casi più estremi si può arrivare a un isolamento sociale volontario, come nel caso dei giovani Hikikomori. Si tratta insomma dei classici campanelli d’allarme delle dipendenze».

Digital wellbeing: l’importanza dell’educazione

La prima regola è dunque quella di puntare a un uso consapevole dello smartphone, anche attraverso percorsi di educazione digitale che, contrariamente a quanto si possa pensare, servono ai più giovani ma anche agli adulti. «La tecnologia sta evolvendo a un ritmo velocissimo: come qualsiasi novità andrebbe quindi studiata, andrebbe fatto un percorso. – spiega lo psicoterapeuta – Io mi batto da anni per introdurre per esempio un patentino digitale». Per questo l’Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche ha creato OkDigitale, una app gratuita rivolta a genitori e figli. «Abbiamo pensato a tutti quei genitori che regalano il primo smartphone – sottolinea l’esperto – Come deve essere pronto un figlio ad affrontare il digitale, deve essere preparato anche il genitore a comprendere quelle che sono le sfide connesse».

Verso un uso consapevole

L’app OkDigitale prevede infatti un percorso di 10 settimane online. Ogni giorno arrivano sullo smartphone del genitore e su quello del figlio, delle pillole di consapevolezza digitale, con un questionario a cui rispondere, una volta a settimana. «Al termine del percorso si ottiene il contratto di utilizzo dello smartphone e il patentino digitale per il genitore e per il figlio – spiega Lavenia – Non dimentichiamo infatti che spesso siamo noi adulti ad essere un pessimo esempio per bambini e ragazzi. La via d’uscita è allora la consapevolezza».

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Fonte: IO DONNA

Digital wellbeing: come vivere più felici spegnendo lo smartphone

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